La web strategy per alberghi e strutture ricettive

Una qualificata e articolata presenza web per le strutture turistico-ricettive è sempre più importante: oggi la scelta del luogo dove soggiornare per una vacanza, un week-end o anche per un semplice viaggio di lavoro, avviene nel 91% dei casi attraverso il web. È sempre più internet a orientare le scelte del cliente.

social-media-hotelIl semplice sito, e profili social gestiti con approssimazione e sporadicità, non bastano e non aiutano: occorre una presenza costante, qualificata, aggiornata, responsive, mobile, che consenta di “toccare con mano” la struttura e i suoi servizi, e magari prenotare in maniera veloce ed efficiente da qualunque device si navighi.

È fondamentale aggiornare con cura e frequenza la pagina aziendale sui social network, sincronizzarla con il sito, nel quadro di una strategia di web marketing che valorizzi le peculiarità, le bellezze e i punti di forza della struttura. Una strategia che suggestioni, affascini, faccia sognare…in una parola, convinca.

Non è semplice, ma è possibile. Basta fermare l’improvvisazione.

La presenza social di una struttura turistica deve essere uno degli elementi di una più ampia strategia integrata in cui una serie di canali e strumenti collaborano fra loro con la comune finalità di abitare la rete con successo. Solo un piano di comunicazione digitale integrata può efficacemente mettere a sistema tutte le risorse del web, con i seguenti obiettivi:

–       attivare nuovi canali di dialogo e confronto con la clientela per lo scambio di opinioni ed esperienze, e la risoluzione delle problematiche (customer/social care);

–       implementare la riconoscibilità della struttura turistico-ricettiva (brand awareness)

–       generare una lista di contatti qualificati e referenziati per le strategie di marketing (lead generation)

–       vendere anche attraverso i social media (Facebook in particolare) (sale).

Tutto questo per rendere i social – e il web in genere – un prezioso alleato del business aziendale evitando sprechi di risorse in inserzioni inutili, generiche e fuori target e per non cadere negli errori più frequenti e basilari di chi opera sui social: trattare le pagine come una vetrina, stressando i fan con contenuti utili per l’azienda ma inutili per loro e altre bad practice e azioni di spamming assolutamente controproducenti.

Il newsfeed aziendale deve puntare sui contenuti giusti, trasmessi alle persone giuste, nel momento giusto. Dare il messaggio giusto vuol dire appunto abbracciare la filosofia social della “condivisione” dei contenuti, fornendo cioè informazioni che, nella forma e nella sostanza, risultano interessanti per il target di riferimento; darlo al momento giusto significa dare le giuste informazioni, nel momento esatto in cui il pubblico di riferimento ne ha bisogno (attraverso un complesso studio di orari e giorni di pubblicazione, ma anche di analisi del contesto socioculturale in cui opera il target di riferimento).

Ma senza cadere in un altro degli errori più frequenti: centrare la comunicazione internet sui canali social. Al centro di una buona strategia web deve esserci sempre il sito web: l’unico e solo spazio prettamente ed esclusivamente aziendale. Non una vetrina statica realizzata magari in economia chissà quanti anni fa, ma uno spazio interattivo, un luogo nel quale accogliere le persone che vogliono conoscere e saperne di più, restare aggiornate su novità e offerte, e prenotare. È qui che, in questo spazio web, che una strategia ben realizzata conduce i clienti e i potenziali clienti coinvolti attraverso Facebook e gli altri social network.

Una buona campagna di marketing sui social media ha potenzialità enormi: ma, per intercettarle, bisogna monitorare con cura, approfondire tecniche e linguaggi, intervenire nel momento e nel modo giusto.

I contenuti sui social network vanno curati con costanza, sistematicità e professionalità, nel quadro di una organica strategia di marketing tesa a valorizzare le peculiarità della struttura ricettiva e del territorio in cui si trova. Una strategia che deve guardare (e mirare) anche ai luoghi virtuali dove si svolge il confronto, verso una clientela sempre più esigente che, oltre ad un soggiorno confortevole, vuole qualità del servizio, relax, ma anche emozioni, enogastronomia, cultura, natura e paesaggio. L’ideale sarebbe garantire il servizio informativo in più lingue (o almeno anche in inglese), ed integrarlo con un qualificato ed efficace supporto fotografico e video.

Ci sono scorci, momenti, sensazioni, che non basta descrivere, per quanto lo si sappia fare bene. Il linguaggio corretto, curato, colorito, forbito, non può evocare in tutti le medesime e giuste sensazioni, le medesime e giuste emozioni. Occorre coinvolgere anche lo sguardo, gli occhi…Una bella immagine e un bel video possono raccontare più di tante parole, stimolando le giuste corde…

Ma occhio agli “effetti collaterali”: produrre video da pubblicare sul sito web o sui canali social è cosa ben diversa da produrre un qualunque video di presentazione aziendale o uno spot. Diverso è il linguaggio, diverse sono le tecniche di produzione e di post produzione, diversi sono i formati digitali. Totalmente diverso è anche il contesto di fruizione e la disponibilità del fruitore. I video e le immagini, per quanto di indiscussa qualità, devono essere agevolmente fruibili da qualsiasi device. Basta “toppare” di poco e l’efficacia del messaggio (e della strategia) vanno a farsi benedire: “clessidra” e “girandolina” di caricamento infastidiscono sempre di più ed inducono ad interrompere la visione.

Il segreto – “la ricetta magica” – sta nel mostrare nei tempi, nei modi e con le tecniche giuste (anche fotografiche e video, appunto) la struttura alberghiera, dove si trova e come la si raggiunge, le peculiarità legate all’accoglienza, la location, i servizi, la ristorazione, il comprensorio, cosa c’è da vedere, da visitare e da scoprire…Veri e propri acconti (o idee) di vacanza per il navigatore web, che rendono il messaggio ancor più persuasivo.

Non è semplice, ma si può. Basta fermare l’improvvisazione e puntare alla professionalità. All’integrazione e al coordinamento. Alle strategie integrate.

Per le strategie IPSE per le strutture turistico ricettive, clicca qui:

http://www.ipseonline.kyneticmobile.it/la-web-strategy-alberghi-strutture-ricettive/

Social Media Marketing, la IPSE al servizio degli hotel nella gestione professionale dei profili

Quanto è importante il social media marketing per gli hotel? E’ opportuno e necessario che le strutture ricettive siano presenti su tutti i social, o possono fare una “scrematura” in base alle specifiche esigenze o al target di riferimento?

Le risposte a questi quesiti stanno nel cosiddetto Piano di Social Marketing che purtroppo in pochi sottopongono al cliente. I più, si limitano ad offrire una generica “gestione” del canale pubblicando, di tanto in tanto, un qualche post carino, magari con una bella foto.

Un Piano serio e ambizioso non può prescindere dall’analisi dei numeri, delle statistiche e dei grafici: quelli più recenti, ad esempio, dimostrano una crescita indiscutibile dei social network. Questi dati tuttavia vanno ponderati con oculatezza in quanto il numero di profili creati non sempre va di pari passo con il numero di utenti attivi, o con i tempi medi di utilizzo giornaliero, che in alcuni casi sono di pochi minuti al giorno!

social-media-hotelUna presenza, insomma che non risponde certo ad una strategia coordinata da cui ci si possa attendere un minimo di efficacia (e si badi bene: l’efficacia di questa come di tante altre strategie, non si misura in “Like” e condivisioni…ma in numero di nuovi clienti persuasi).

La IPSE punta innanzitutto su Facebook,  e le ragioni sonoi tante: per numero di iscritti (845 milioni di iscritti, e prevede di raggiungere il miliardo entro agosto) è il social per antonomasia (anche se andrebbe scremato, e la cosa non è agevole, dagli utenti inattivi che stando alla documentazione presentata da Facebook prima della quotazione in Borsa, dovrebbero essere la metà (Facebook considera attivo chi aggiorna il proprio status o posta un commento anche tramite un sito di terze parti, almeno una volta nell’arco di un mese.

Altri dati condizionano e in qualche modo “indirizzano” la nostra strategia: sui social sono statisticamente più attive le donne degli uomini (55% contro il 45%), il 10% del traffico dati generato dai device iPhone è rappresentato da Facebook, ogni giorno su Twitter vengono inviati 150 milioni di tweet.

Affatto trascurabili i numeri di Youtube, ormai il terzo sito più visitato al mondo (dopo facebook e google), con 490 milioni di accessi unici mensili e ben 92 miliardi di page views. Un social usato ancora troppo poco e male, per le saue enormi potenzialità

Semiocast, ci dice inoltre che gli iscritti attivi su Twitter erano 175 milioni nel 2011  ma 56 di questi non seguivano alcun account e più di 90 milioni avevano zero follower!

La IPSE (fermo restando gli adattamenti e le personalizzazioni che andranno necessartiamente effettuati per ciascuna struttura) offre agli albergatori quella che riteniamo la più efficace, moderna ed integrata strategia di social marketing. Una strategia che intende sopperire alla cronica “mancanza di tempo” delle p0rofessionalità interne alla struttura alberghiera, garantendo un servizio costante e coordinato nel tempo, scandito anche da obiettivi strategici precisi e con piani mirati per un coinvolgimento immediato e diretto di visitatori e account.

Il nostro mix prevede, tenndenzialmente (fermo restando gli adattamenti di cui sopra) facebook, twitter, foursquare, youtube e google plus (con Facebook, twitter e youtube scelte quasi sistematicamente irrinunciabili).

Quanto ai contenuti, noi della IPSE differenziamo anche questi per target, concentrandoci in modo particolare sui “responsabili per gli acquisti” ma senza tralasciare gli altri componenti che pure possono incidere nella decisione finale. Ed allora i nostri post parlano ad imprenditori, a professionisti, a famiglie, a giovani, a bambini e ragazzi. Ma anche agli animali e agli amanti 🙂

Ad ognuno parliamo con il linguaggio che gli è proprio, facendo largo utilizzo di immagini e pillole video di alta qualità ma “leggere”, per un veloca caricamento e una sollecita visualizzazione. Mostriamo tutto, perché si possa vivere e toccare la suggestione ed il fascino che descriviamo…

Il pacchetto SOCIAL MARKETING che la IPSE sta proponendo ha come primo focus strategico LUCI D’ARTISTA 2016. Una opportunità straordinaria da saper cogliere. La clientela interessata e suggestionata, sta tutta lì. Tocca solo prenderla per mano e condurla in albergo.

Il contatto non è impegnativo: info@ipseonline.it; 089 9850096

La propria Web/Dgtv/Sat TV. Con IPSE si può

Un canale televisivo totalmente autoprodotto e autogestito: che parla esclusivamente dell’ente, dell’azienda, o di chiunque sia interessato ad una informazione/comunicazione settoriale, specializzata, fortemente targettizzata. Oggi è possibile, e non è neppure necessario – come appena qualche anno fa – mettere in conto investimenti milionari.

Perché un ente, un’associazione, una istituzione, un’azienda, dovrebbe mettere in conto un progetto del genere? Per avere un canale che parla “full time” del proprio prodotto/servizio, del proprio settore, dei fornitori, dei materiali utilizzati, dei temi più avvertiti dal comparto.

televisioneUn canale davvero “di servizio” che ascolta tecnici, esperti, addetti ai lavori, studiosi, ma anche la clientela. Che si interfaccia con essa e dialoga, costruendo ogni giorno relazioni.

Una straordinaria opportunità per far visitare, rimanendo seduti nel salotto di casa, aziende, realtà associative, uffici e far conoscere “de visu” impegno, processi produttivi, problematiche.

Una tv tematica nel vero senso del termine: altamente specializzata e settoriale, che informa esclusivamente su determinati argomenti: oggi è possibile veicolarla in tanti modi, tutti di straordinaria efficacia, in grado anche di integrarsi e interagire tra loro. Tutte “sostenibili” anche (e soprattutto) dal punto di vista economico: il Web innanzitutto, ma anche il digitale terrestre e (mettendo in conto sforzi finanziari più sostenuti) le piattaforme satellitari.

La IPSE è in grado di garantire un supporto estremamente qualificato nel definire un piano editoriale impattante, efficace, realistico, e perseguirlo fino in fondo con decisione ed entusiasmo.

La IPSE è una delle poche realtà in grado di fornire un servizio di produzione e postproduzione realmnete “chiavi in mano”, che comprende cioè il supporto giornalistico (con professionisti iscritti all’Albo nazionale), la produzione (troupe ENG, regie mobili, studi di registrazione), la postproduzione (postazioni di montaggio digitale, di doppiaggio, etc.), la consulenza amministrativa e burocratica.

Grazie alla IPSE è possibile strutturare – ed avere immediatamente disponibile – l’intero asset produttivo, senza assunzioni ed investimenti in attrezzature. Con una modularità e flessibilità estrema: più o meno personale quando serve, senza assunzioni e licenziamenti.

Questi canali offrono tutti anche una ulteriore possibilità: quella di attivare parallelamente (e la IPSE può accompagnare e seguire anche questo processo) un ufficio marketing/commerciale per la collocazione di spazi promo-pubblicitari, per abbattere (o addirittura azzerare), l’investimento.

Tutto possibile. Con la IPSE.

Il “posizionamento”, questo sconosciuto…

Quali sono i fattori determinanti del “brand positiong”? Che cosa, in sostanza, induce un consumatore ad acquistare un prodotto piuttosto che un altro?

Ci sono svariati miti da sfatare in questo campo: non è innanzitutto il fattore prezzo. Basta guardarsi intorno: il mercato pullula di prodotti ben più economici di quelli rinomati. Vendono sicuramente, ed hanno un loro “mercato”, ma non lo dominano. Le scarpe ginniche a buon – anzi ottimo – mercato vendute dai tunisini al mercato serttimanale hanno indubbiamente una loro quota di mercato: ma per quanto scimmiottino (o addirittura plagino) i grandi marchi, non ne “rubano” o scalfiscono il brand.

matitaE anche la qualità – checché si possa pensare – non è un fattore determinante: basta guardarsi intorno. Per ogni settore merceologico, potremmo individuare i prodotti “migliori” per qualità o anche per rapporto qualità prezzo. Ma sulla qualità i consumatori non sempre sono così convinti: come si fa a stabilire tra due prodotti – un’auto, un PC, un succo di frutta, un capo d’abbigliamento – qual è qualitativamente il “migliore”? Non è affatto agevole.

E poi, i prodotti di qualità – quali che siano – sono anche i più venduti sul mercato? Spesso, spessissimo, no.

E allora? E allora il brand positioning è altra cosa e risente di altri fattori. Ha a che fare con la testa, il sentimento e la percezione del consumatore. Se nella sua testa, nel momento in cui si parla di penne, scatterà l’immagine della penna Bic, hai voglia a disquisire su qualità, prezzo e quant’altro…

Una buona strategia di posizionamento quindi deve puntare dritto alla testa e al cuore del consumatore finale. Perché se riesce ad entrarvi e far “scattare” le giuste leve motivazionali…poi non ci sarà concorrenza che possa scalzare via. Se scattano queste, tutto il resto – qualità, prezzo, etc. – va a farsi benedire.

Come farlo? Con strategie di comunicazioni mirate che partono dalle qualità reali e intrinseche del prodotto/servizio. Senza camuffamenti, senza finzioni, senza enfatizzazioni. Comunicare non è mentire, ma trasmettere le giuste sensazioni, i giusti messaggi non al “mucchio”, non ad una platea “indifferenziata”. Ma al nostro “target”. Si chiama “focalizzazione”. Tutto il resto è sparare nel mucchio. Può pure funzionale, ma ci vuole tanta tanta fortuna…Simili strategie, alla Ipse, preferiamo dirottarle sul gioco del Lotto o sul Gratta e Vinci. Per i nostri clienti, scegliamo altre strade…

I social network a servizio del marketing

Tra gli addetti ai lavori è un fatto noto: i social non servono per vendere. Ma allora quale supporto possono offrire alle strategie di marketing e comunicazione? La risposta in un caso di scuola, che rende bene l’idea di quanto le potenzialità di una buona campagna di marketing sui social media siano enormi: ma per intercettarle, bisogna monitorare con cura, approfondire tecniche e linguaggi, intervenire nel momento e nel modo giusto.

Peter Shankman, durante il volo New York-Tampa ha un attacco di fame. Con il suo smartphone, approfittando della rete wifi di bordo, pubblica un tweet in cui, menzionando il nickname di nota catena di ristorazione americana, Morton’s Steakhouse, la sua preferita, scrive ironicamente che, al suo aServizio6rrivo in aeroporto, gradirebbe per rifocillarsi una delle loro rinomate bistecche ai ferri.

Al suo arrivo, Peter trova un addetto della catena, in divisa, che gli serve una bistecca ai ferri in un vassoio, tra fotografi e persone stupite: in poco tempo, il suo tweet ha fatto scattare un meccanismo virale: l’azienda viene citata migliaia di volte, peraltro positivamente, con indubbi vantaggi sulla brand awareness. Il tutto, al prezzo di una bistecca ai ferri…

Il fatto, realmente avvenuto, rende perfettamente l’idea di come un semplice tweet e una “trovata” ben congegnata, possano sortire più effetti di milionari investimenti in complesse e multicanali strategie di marketing. Ma occorre un gruppo efficiente e moderno sempre connesso alla rete che sia in grado di monitorare i canali strategici ed avvisare in tempo reale.

Senza una reazione pronta ed efficace, il monitoraggio non sarebbe stato sufficiente.

Il “pacco” dello spot “incluso nel pacchetto”

La stragrande maggioranza dei committenti se lo ritrova incluso nel “pacchetto” della “messa in onda” delle emittenti. Poche centinaia di euro, qualche volta addirittura gratis per programmazioni di medio-lungo periodo, ed il gioco è fatto. Pronto lo spot (che poi è quasi sempre uguale agli altri spot, medesimo taglio tecnico, identica impostazione, addirittura stessa voceSPOT narrante…).

Eppure non esiste “strategia” più errata (se un tale “modus operandi” può essere qualificato come strategia). Progettazione, produzione e programmazione dello spot non sono ingredienti che si possono miscelare a piacimento, o confondere alla rinfusa. Il brodo che ne verrà fuori vanificherà – o nella migliore delle ipotesi – ridurrà al minimo l’efficacia della campagna.

Di questi tempi non è questo un grandissimo spreco di tempo, energie e risorse economiche?

E allora meglio ottimizzare le risorse e lasciare ad ognuno il proprio ruolo e il proprio compito, pianificando al meglio la nostra strategia. Il segreto è tutto qui: “pianificare” e “progettare”, perché p una corretta, organica ed efficace progettazione della strategia che consente di ottimizzare risorse e risultati.

Produrre uno spot non è cosa che si improvvisa dall’oggi al domani o che si può buttar dentro un “pacchetto della messa in onda”. È probabilemente il cuore della nostra campagna. È il veicolo del nostro messaggio. Accettereste di correre una corsa d’auto con un’auto “inclusa in un pacchetto” di cui non sapete nulla? E che magari stride con la gara che state per correre o con la vostra strategia?

Una produzione oculata impone un piano di lavoro efficace e una metodologia adeguata. Il lancio di un prodotto sul mercato dipende anche (se non soprattutto) da quei pochi secondi. Girare uno spot – sia esso destinato al web o alla televisione – impone uno studio che, sia ben chiaro, potrebbe anche essere più conveniente di quanto pensi. Purché si parta da un lavoro organico, ben strutturato e pianificato, e da un’idea efficace. Se tutto questo c’è, a monte, si può realizzare uno spot anche con un budget molto basso.

Il “pacco” dello spot “low cost” è bene quindi lasciarlo a chi lo propone, perché erode buona parte dell’efficacia della campagna (nostre stime: almeno il 40%). Che ognuno faccia il suo mestiere. Le stesse fasce orarie di programmazione, non sono le emittenti a doverle scegliere. Non è la medesima cosa programmare uno spot alle 11 del mattino o appena tre ore dopo, alle 14.

Oggi investire in pubblicità e comunicazione è importante: ma fondamentale è ottimizzare le risorse, evitando “sprechi” e “pacchi”.

Giocare o economizzare sull’immagine di un marchio, di un prodotto o di un servizio, non è mai buona cosa e non trasmette mai buoni messaggi.

Val la pena pensarci bene, quindi, prima di accettare e sottoscrivere il “pacco”.

Magazine e quotidiani, il presente è on line, il futuro è mobile

Il 2016 si è aperto con grandi novità e cambiamenti che hanno interessato i principali quotidiani italiani.

La Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa, hanno avviato importanti e profondi rinnovamenti sia dell’offerta digitale che della presenza on line.
Cambiamenti necessari per adeguare l’offerta alla domanda che è ormai tutta concentrata sull’on line e sul mobile.

D’altra parte i dati della diffusione e delle copie vendute ha subito un drammatico calo come anche la raccolta pubblicitaria che ha visto una perdita di circa 1 miliardo di euro negli ultimi 7 anni. La nota stonata è che la perdita di introiti non è stata compensata con gli introiti derivanti dalla pubblicità on line.

E allora quale futuro attende le testate giornalistiche. Secondo ZenithOptimedia il mobile salverà il comparto e già alla fine del 2016 la spesa globale per la pubblicità sui dispositivi mobili supererà quella per la pubblicità sui giornali.

La Repubblica, archiviati i festeggiamenti per i 40 anni compiuti il 14 Gennaio 2016, punta su una serie di novità tra cui l’introduzione di un desk dedicato al mobile e una nuova organizzazione del lavoro all’insegna dell’integrazione delle redazioni off e on line. Stesso percorso era stato già avviato dalla Stampa e dal Corriere della Sera.

La sfida è lanciata: l’industria editoriale ha come obiettivo quello di fare in modo che gli utenti siano a disposti a pagare oltre che per i contenuti di intrattenimento anche per l’informazione di qualità sul web.

Nell’era dell’informazione, del sempre connessi ed on line, dove è diventato facilissimo accedere e produrre contenuti, è diventato però fondamentale affidarsi a contenuti certificati e di qualità.

Oggi queste grandi aziende dell’editoria soffrono però la concorrenza di piccoli e piccolissimi magazine on line spesso tematici, con un’informazione geolocalizzata che hanno saputo utilizzare alla perfezione i canali social per ampliare la portata delle loro notizie. Un solo reporter riesce a fare il lavoro di un’intera redazione di 15/20 ann fa, con costi molto bassi. Il numero dei visitatori di questi magazine on line cresce di mese in mese e di conseguenza cresce anche la raccolta pubblicitaria e il numero degli investitori che sono interessati ad un target specifico, localizzato.

(Fonte: Kynetic.it)

Quanto costa il sito gratis?

imgQuanto costa realizzare un sito web? C’è chi dice poco o nulla, mentendo spudoratamente. Perché in realtà costa, e tanto, sia in termini economici che di marketing e comunicazione. E allora, prima di fiondarsi su offerte pseudo-gratuite è bene valutare i pro e i contro con estrema attenzione, definendo un “piano operativo” della propria presenza online, onde evitare di rimanere scottati. I rischi – anche stavolta non solo in termini economici – sono tanti e trascurare qualche variabile puo’ costare davvero tanto (in tutti i sensi, ancora una volta).

Partiamo dai costi di progettazione e realizzazione: oggi sul web si trovano tantissime possibilità per “realizzare il tuo sito web a 0 €” e quindi “azzerare” i costi di investimento iniziale. Tralasciamo volutamente le offerte truffaldine o similari che addirittura prevedono, dopo un breve periodo di gratuità, un canone mensile da pagare in eterno (pochissimi anni, e il sito verrà a costare un patrimonio). E tralasciamo pure tempo e problemi vari (che per un’impresa, mai come oggi, hanno un elevato valore) ineluttabili nella fase – mai breve, non fatevi illusioni – per “auto progettare” e “auto realizzare” il sito. E fingiamo pure di scordare i problemi legati all’hosting (questi service gratuiti non si curano minimamente di approfondire le esigenze del cliente: appioppano la loro offerta così com’è. Se poi l’hosting è inidoneo, che se lo pianga il cliente che, del resto, cosa può pretendere “gratis”? Sbagliare sull’hosting non è cosa di poco conto: se le esigenze on line cresceranno o muteranno, cambiare l’hosting può comportare migrazioni molto costosi, e spesso anche complessi dal punto di vista tecnico-procedurale ed informatico (ancor di più con i siti “gratis” o pseudo-tali).

Ma i problemi veri vengono dopo la pubblicazione del sito, quando si pensa (lo si dovrebbe fare prima, ma chi parte in questo modo lo fa sistematicamente dopo) di definire e potenziare una strategia di web-marketing. Interazione con i social? Col sito gratis quasi mai è possibile. Quando lo è, i sistemi “gratuiti e preconfezionati” si limitano a sparare dei link solo su alcuni canali, che non hanno alcun appeal per il proprio target di riferimento. Personalizzare i contenuti? Toccherà loggarsi su ciascun profilo e pubblicare testi e foto canale per canale. Insomma, tocca mettere in conto un bel po’ di tempo per ogni pubblicazione.

E-commerce? Pura fantascienza per la stragrande maggioranza dei “siti gratis”. E chi lo prevede, impone – come in un gioco dell’oca – il “ritorno alla partenza”. Vale a dire che toccherà buttare a mare il sito così faticosamente realizzato e ripartire con una nuova progettazione (ovviamente più gravosa: in termini di tempo, ma anche economici). Pensate di pubblicare di tanto in tanto qualche video per aggiornare i vostri clienti, informare i vostri consumatori, mostrare i vostri nuovi prodotti? Vale quanto detto per l’e-commerce. Nella migliore delle ipotesi si può fare, ma dovrete metter mano al portafogli, rottamare il vecchio sito “gratis” e ripartire da zero.

Un caso di scuola veloce veloce per rendere ancor meglio l’idea di quanto possa essere “suicida” la decisione di improvvisare la propria presenza online nella fase di start-up puntando sulla reale o presunta “gratuità”. Un caso che investe una rinomata azienda che, pur investendo nella fase di start-up centinaia di migliaia di euro per la propria presenza online, ha comunque peccato di forte approssimazione nella fase iniziale di studio e di progettazione.

Parliamo di una grossa casa automobilistica che cinque anni fa avviò un restyling profondo del proprio sito web. Volendo “differenziarsi” (sigh!) optò per un sistema “dedicato”, costruito su misura, davvero originale. Ne venne fuori uno dei portali più belli e innovativi sul web, ricco di contenuti, con una forte interazione con la clientela e con i canali social, con contenuti video e di animazione grafica e servizi allora avveniristici, ma che per il sistema con cui erano stati costruiti divennero ben presto inaccessibili dai device mobili (e quindi per il 70-80% dei navigatori). Impossibile rimetterci mano ed ovviare alle mutate necessità ed alla nuova tecnologia.

Lo scorso anno la stessa casa automobilistica ha dovuto rimettere mano al sito: sia per consentirne l’accesso da smartphone e tablet, sia per potenziare il “preventivatore on line” e  consentire addirittura la conclusione dell’acquisto sul web, col ritiro dell’auto al concessionario più vicino a addirittura con consegna a casa.

Per fare questo ha dovuto “rottamare” il sito realizzato appena qualche anno fa e ripartire da zero, optando per una piattaforma meno originale ma decisamente più versatile e innovativa, in grado di “seguire” le continue, incessanti, novità tecnologiche e i continuamente mutevoli stili di navigazione online.

Questo per dire che è bene pianificare la propria presenza sul web con un piano “strategico” ben congegnato che non metta freni e lacciuoli alla presenza on line. Che guardi insomma al futuro e riesca ad assecondarne mutamenti e innovazioni. Meglio spendere qualcosa in più all’inizio – cestinando vere e fasulle “offerte gratuite” – ma avere un sito in grado di crescere con l’azienda, di adeguarsi ai tempi, di interagire facilmente con altri canali e soprattutto non complichi la vita a chi lo utilizza quotidianamente e lo aggiorna.