Quando il social marketing supera i limiti dell’indecenza
Avete presente quei post sui social con cui un disabile invoca attenzione e “solidarietà”, con un like, un commento e una condivisione?
O anche quelle persone – di solito ragazze bellissime – affette da gravi patologie che si accingono ad affrontare un complicato intervento chirurgico e implorano la medesima attenzione per trovare conforto e coraggio in sala operatoria?
O quelle che sono ferme alla diagnosi infausta, ma che ugualmente necessitano di solidarietà social per affrontare la malattia?
O ancora le atlete menomate per gravi amputazioni che sbattono in faccia la crudeltà di chi “non ha il coraggio di condividere” solo perché in foto l’amputazione è in bella vista?
Ebbene, il più delle volte – verrebbe da dire quasi sempre – dietro questi post c’è una meschina e vergognosa strategia di marketing. Che quasi sempre non è riconducibile a professionisti del settore, ma a disonesti senza scrupoli che cercano come abbindolare i propri clienti.
La strategia è di una semplicità estrema: si crea una pagina ad hoc per questi post strappa-lacrime, strappa-like, e via dicendo, e si parte a tappeto chiedendo “Mi Piace”, “Condivisioni” e “Commenti”.
L’algoritmo di Facebook in particolare (ma per gli altri social non funziona diversamente), premia i post con elevata interazione: più polli ci cascano, più il post è visibile, più la pagina cresce.
Quando la pagina raggiunge una sua “corposità”, ecco che gli sciacalli la piazzano (spesso a sua insaputa) ad un altro “pollo”: il committente di turno. Semplicemente cambiano nome alla pagina. Ed ecco che “Disabili belli”, diventa “Pizzeria Pinco Pallino”, già con 4.000 like che il social strategist all’amatriciana è pronto a vendere a migliaia di euro, sciorinando chissà quali capacità e meriti (vatteli a conquistare 400 like in pochissimi giorni…).
Unico dettaglio: quella pagina non servirà a nulla, perché non è profilata e non è targettizzata. Il buon titolare della Pizzeria Pinco Pallino dovrà investirci migliaia e migliaia di euro affinché le sue sponsorizzazioni si rivelino efficaci e portino clienti.
E’ una regola basilare che non dovrebbe mai sfuggire a chi investe sui social: meglio dieci like profilati e targettizzati, che centomila raccolti alla rinfusa.
Se poi sono i like sono raccolti con la strategia di cui sopra, e la morale ha ancora un senso e un valore…
Mettiamo alla porta questi pseudo addetti al marketing.
Anche in malo moto, senza pietà. Perché è quello che meritano.
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